Quale identità?
Sto attraversando, ma da parecchio tempo, una certa crisi, forte o leggera non saprei. Ritengo mio dovere civico dedicare parte del mio tempo alla collettività. Ritengo che dovrebbero farlo tutti, in una forma o nell'altra, ognuno secondo le proprie inclinazioni. Associazionismo, politica, volontariato.
Nel nostro caso noi ci proponiamo ai nostri concittadini chiedendo loro la fiducia. Ma in base a quali elementi dovrebbero concedercela?Cosa abbiamo fatto, io, gli altri, per meritare la loro fiducia?
Qualcuno nel nostro gruppo è conosciuto per una valida, incisiva attività nelle associazioni e nel volontariato. Penso a Marina, a Marta. Penso a LuisaF, molto attenta ai temi dell'educazione che ha seguito da assessore nella passata amministrazione.
Altri, come Giorgio, Ignazio, hanno già ricoperto ruoli di responsabilità, da sindaco, da vice.
Altri, come Dario e LuisaG sono da sempre in vista come esponenti politici delle rispettive formazioni di provenienza.
Nel mio caso, invece, e le stesse considerazioni possono essere valide per altri, niente parla di me, se non qualche parola scritta sui vari siti internet.
Non ci sono fatti. E, soprattutto, non ci sono proposte. Dietro di me, a dare spessore e credibilità (o no) alle mie parole, solo il mio schema politico di riferimento. Solo il PD, oggi. Ieri i DS. Per altro non sono mai stato iscritto ai DS, e onestamente mi chiedo cosa significa oggi iscriversi al PD. Dietro di me solo la credibilità (o no) di una formazione politica che fatica ad esprimere una vera proposta. Cosa proponiamo agli elettori, se non una esile continuità rispetto alle esperienze politiche di provenienza? Alla fine, qual è lo schema teorico, politico di riferimento? Prima ancora di dire cosa pensiamo rispetto a temi specifici, l'alitalia, la magistratura, l'eutanasia, il lavoro, la disoccupazione, la spazzatura, dovremmo dire qual è l'idea fondante. Perchè altrimenti diventano solo problemi tecnici.
Cosa proponiamo agli elettori, oltre ad una "casa" per ospitare il loro smarrito senso di appartenenza? I nostri elettori, alcuni, si sentono "di sinistra". E cercano un approdo per il loro essere di sinistra. Altri si sentono cattolici, ed anche loro cercano casa. Cosa offriamo loro? Perchè dovrebbero votarci? Forse sono io che non leggo abbastanza, non mi informo. E' pur vero che non vado alle feste di partito, non ascolto i discorsi, non leggo gli editoriali. Ma cerco di informarmi attraverso altri canali, internet, la radio (radicale). Cerco di ascoltare tutte le voci, di destra e di sinistra. E mi accorgo che tutti fanno riferimento al passato. O alle situazioni contingenti, ai problemi attuali. Problemi che richiedono soluzioni tecniche, richiedono gente che sappia cosa fare e come farlo. Mancano le riflessioni sui massimi sistemi, che sono poi il motivo per cui un elettore dovrebbe preferire noi alla lega o a FI. Ossia i principi, l'ideologia di riferimento. Per anni si è lottato contro questa parola, ideologia, quasi fosse una bestemmia. Ma senza una ideologia, senza una serie di principi a cui riferirsi, cosa distingue una formazione politica dall'altra? E se i principi sono banalmente la solidarietà, la giustizia, tutti ormai se ne riempiono la bocca. La destra di oggi dice addirittura di ispirarsi alle parole d'ordine della sinistra. Brunetta si professa di sinistra, lo stesso fa Sacconi.
Tutti pretendono di ispirarsi a criteri di solidarietà, di giustizia, di efficienza.
Ci vuole un quadro ideale (ideologico?) di riferimento, che consenta di differenziare in maniera riconoscibile le politiche, che consenta di poter dire agli elettori "questa è la politica DI SINISTRA che vorremmo fare, questa è la politica DI DESTRA che NON vorremmo fare".
Purtroppo mi pare che questa differenziazione netta si stia perdendo. E che sia difficile, a giudicare dalle azioni di governo, capire se chi le esercità si ispira all'una o all'altra concezione della politica.
In realtà abbiamo finito per schierarci più che altro in base alle simpatie o alle antipatie.
Soprattutto in base ad un elemento principale, in base alla persona dell'attuale presidente del Consiglio. Ci dividiamo in berlusconiani ed antiberlusconiani. Neanche in prodiani e antiprodiani o veltroniani e antiveltroniani. L'unico punto di riferimento, in positivo o in negativo, sembra essere il cavaliere.
Da noi quelli che non lo stimano. Dall'altra parte quelli che invece lo adorano.
Ma davvero è questa la politica?
Davvero possiamo chiedere alla gente di interessarsi a questo? Al gioco della torre, a chi deve restare e chi dobbiamo invece buttare giù?
Mi pare, ancora una volta, che il problema sia l'identità politica.
Chi siamo?
Etichette: identità, partito democratico, pd
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