31 ottobre 2009

Il limite fra pubblico e privato

Ho letto un interessante articolo di Paolo Flores d'Arcais.
Dice, in estrema sintesi:
Il limite fra pubblico e privato viene stabilito dagli stessi uomini politici.
La sfera privata è sacra, e quel che fa un uomo politico nel suo privato non deve, in alcun modo, diventare di dominio pubblico.
Ma è lo stesso uomo politico che può modificare questa situazione, e spostare il limite fra pubblico e privato. Lo può fare con le sue dichiarazioni, con la sua attività politica.
Nel momento un cui, ad esempio, un uomo politico si impegna politicamente per combattere la prostituzione, i suoi comportamenti privati diventano di interesse pubblico se si viene a sapere che lui stesso fruisce di servizi sessuali a pagamento.
L'omosessualità, ad esempio, è un fatto assolutamente personale.
Ma se il politico fa una campagna politica contro i diritti civili degli omosessuali, ecco che diventa subito di interesse pubblico la sua eventuale omosessualità.
Il politico, ad esempio, che partecipa pubblicamente al "family day", o che fa campagna elettorale presentandosicome paladino dei sacri valori della famiglia, si espone all'attenzione degli elettori quando, in aperta violazione di quelli stessi valori, conduce una vita dissoluta.
E' una questione di coerenza. Chi chiede il voto agli elettori sulla base di alcuni valori etici, si espone alla violazione della sua sfera privata se lui stesso non li rispetta.
Ma è lui stesso, ad avere spostato nel suo caso il limite fra pubblico e privato. Nel momento stesso in cui il politico si propone come paladino di determinati valori, si espone ad una rigorosa analisi pubblica dei suoi comportamenti "non più privati" che violano quegli stessi valori.

Ecco il testo integrale dell'articolo:

Vizi privati, pubbliche bugie
di Paolo Flores d'A rc a i s

Sono mesi che l'organo "colto" del regime berlusconiano, "Il Foglio" di Giuliano Ferrara, accusa il giornalismo-giornalismo di moralismo bigotto e di sessuofobia da beghine, per la campagna sulle escort e il sesso in cambio di "denaro o altra utilità". Eppure Ferrara sa benissimo come stanno le cose, da un punto di vista democratico, laico e perfino libertino. Proviamo a rinfrescargli la memoria. Gli usi e le preferenze sessuali, se tra adulti e consenzienti, sono strettamente privati, per i media dovrebbero essere un tabù, per accontentare Ferrara che ci ritiene dei "giustizialisti" possiamo perfino aggiungere che le punizioni per chi viola tale privacy non saranno mai abbastanza severe. Le eccezioni a questo principio le stabiliscono solo i diretti interessati. Ferrara sa benissimo in che senso: un tempo, prima di diventare un ateo devoto, frequentava filosofia e logica. Esemplifichiamo. Se un politico dichiara che l'o m osessualità è contro natura (non importa se in obbedienza al catechismo di Ratzinger, o per suo "ra gionamento" personale) sottrae questo tema alla sfera della privacy perché ne fa una battaglia politica, e non può quindi impedire l'esame della coerenza, che qualsiasi rappresentato è in diritto di esigere dal suo rappresentante. Di un politico che pratica quello che condanna, il cittadino ha tutto il diritto di non fidarsi, infatti. Analogamente per un politico che abbia dichiarato guerra alla prostituzione, e voglia stabilire o inasprire pene per chi la esercita (magari anche per il cliente). Se viene sorpreso in un rapporto sessuale mercenario e la cosa verrà resa pubblica non potrà indignarsi per la privacy violata, perché quel tema è lui stesso ad averlo reso pubblico, sperando di lucrarvi facili consensi elettorali. Più che mai, se la sua "crociata " si è concentrata solo su alcuni segmenti "estremi " dell'amore a pagamento, le "trans " per dire. La fedeltà coniugale è per antonomasia cosa privata, privatissima, ma cessa di essere tale per un qualsiasi politico che si esibisca in un "family day " o altre indecenti (secondo il mio modesto parere di laico) campagne che mirano a mietere voti proprio col "moralismo ". Non parliamo poi dell'aborto: cosa di più intimo e privato di una decisione che per la donna è comunque dolorosa (ma anche per il suo compagno, spesso)? Eppure, se qualcuno contro l'aborto comincia ad agitare gli strali ratzingeriani dell' "olocausto dei nostri tempi", non potrà lamentarsi nel caso la sua partecipazione ad un aborto, come paziente, come medico, come compagno della paziente, finisca in prima pagina. Sulla privacy, insomma, ciascun politico stabilisce i confini che lo riguardano proprio con la sua attività di politico, a partire dalle scelte con cui trasforma qualche tema di morale personale in una proposta politica, dunque pubblica. Berlusconi, campione del "family day" e delle apologie riccamente illustrate della propria esemplare vita familiare, inviate in decine di milioni di copie in prossimità delle scadenze elettorali, non può dunque invocare nessuna privacy per le orgette nelle sue varie re s i d e n z e . Del resto non è per queste clamorose incoerenze che sembra destinato a perdere voti: la parte dell'Italia che si stringe attorno a lui per continuare ad evadere il fisco e a praticare illegalità piccole e grandi ha sufficiente cinismo per perdonarlo e perfino invidiarlo, anche quando si tratti di elettori ostentatamente baciapile (lo osannano anche quando fa l'apologia del mafioso Mangano, figuriamoci). Nel caso di Berlusconi, semmai, c'è da domandarsi perché non sia mai scattata un'indagine giudiziaria, vista la plateale "n otitia criminis" di qualche mese fa: in tv ("Porta a Porta", se la memoria non mi tradisce) uno dei suoi parlamentari, la onorevole Mussolini, alla domanda "che differenza vede tra Berlusconi e Mussolini", rispose: "mio nonno non ha mai nominato la Petacci min i s t ro ". Confermando con ciò quanto Sabina Guzzanti aveva sottolineato dal palco di piazza Navona, sui "mer iti" extracurriculari di alcune delle ministre in carica. Il commercio di beni pubblici "in cambio di denaro o altra utilità" è fattispecie delittuosa con il nome di "c o n c u ssione" (a meno che non mi sia perso qualche lodoalfani, lodoghedini o legge ad personam nel frattempo intervenuta), e da che mondo è mondo il sesso è la più ricercata "altra utilità". Lo scandalo Marrazzo, invece, non c'entra nulla (non dovrebbe, se i media fossero coerenti) con la sua predilezione per le "t ra n s ". Nasce esclusivamente dal fatto, inaccettabile in un politico, di essersi piegato al ricatto anziché denunciarlo. Eppure, subire un ricatto non è un reato, chi subisce è una vittima. Ma da un politico, giustamente, si pretende qualcosa di più. Ferrara naturalmente non è d'accordo, ha sempre preteso qualcosa di meno: in un dialogo con Piercamillo Davigo (MicroMega, 1/2002, p.140) scriveva infatti: "non è che tu (politico) devi essere capace di ricattare, è che devi essere ricattabile."

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19 aprile 2009

chi ha avuto ha avuto ha avuto....

Non ho parole per definire quel che ha detto ieri il premier.
Cito da un articolo del corriere:

«Ben vengano le inchieste, ma per favore non perdiamo tempo, impieghiamo il nostro tempo nella ricostruzione e non dietro a cose che ormai sono successe.. Se qualcuno è colpevole pagherà. Ma per favore non riempiano le pagine dei giornali di inchieste"

Come dire (traduco con parole mie): "Chi ha avuto ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato ha dato, scurdammoce o'passato, simm'e Napule paisà".

Il genio ha aggiunto:

«Un costruttore che realizza una casa in una zona sismica e risparmia su ferro e cemento può essere solo un pazzo o un delinquente. Mio padre diceva una cosa: se uno nasce col piacere di fare del male ha tre scelte: può fare il delinquente, il pm o il dentista. I dentisti si sono emancipati e adesso esiste l'anestesia».

Come dire che uno dei tre poteri su cui si basa la democrazia, parola che davvero lui non sopporta, è costituito da persone che nascono con il piacere di fare del male.

Io sono INDIGNATO, se pur non stupito, da queste parole.
Ieri sera Giovanni Sartori, da Fabio Fazio, ha ben descritto la situazione. Nei primi decenni del secolo scorso i dittatori europei erano fieri di essere dittatori ed esibivano il loro potere senza alcuna mediazione. Oggi il potere deve ammantarsi di democrazia. E si sta affermando una sorta di dittatura indiretta, in cui la democrazia non viene abbattuta, viene svuotata dall'interno, modificando silenziosamente le regole senza toccare la costituzione. Questa situazione è descritta magnificamente nel suo ultimo libro "Il Sultanato".

Dalla riforma elettorale a quella scolastica e universitaria, dai pericoli del federalismo alle incognite del Partito Democratico, dalle omertà verso la mafia alla bioetica, dall’Alitalia alla crisi economica, l’osservatore più autorevole e sferzante della politica italiana ripercorre fatti e personaggi che hanno occupato la scena del Paese negli ultimi tre anni. E con penna impietosa denuncia gli incredibili paradossi e le troppe storture di un’Italia dove anche il buon senso sembra ormai privilegio di pochi. «Le cose che mi spaventano sono ormai parecchie; ma il livello di soggezione e di degrado intellettuale manifestato da una maggioranza dei nostri ‘onorevoli’ mi spaventa più di tutto. Altro che bipartitismo compiuto! Qui siamo al sultanato, alla peggiore delle corti.»

Al nostro piccolo grande uomo non interessa il fatto che, in Abruzzo, indagini sui passati reati e ricostruzione proseguono su strade diverse senza intralciarsi a vicenda. Non gli interessa che vengano inquisiti e condannati i responsabili di tante morti e devastazioni. Gli interessa solo che in giornali continuino a tessere le sue lodi, senza distrarre l'attenzione della gente dalla sua persona e dalle "sue" ricostruzioni.

Liquida come "pazzi" i costruttori che hanno lucrato sui materiali mettendo a rischio la vita delle persone. E identifica subito i veri responsabili, i magistrati.
C'è, in tutto questo, una chiara scelta di campo. Dovendo scegliere fra costruttori criminali e magistrati inquirenti, il nostro uomo non ha esitazioni, e scaglia le sue barzellette verso i magistrati, riservando ai costruttori una pacca sulle spalle.

Davvero, un uomo così non può reggere le sorti di una nazione democratica. Almeno chiamiamola con il suo nome: dittatura.

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11 novembre 2008

MA CHEPPALLE!

"Ma ancora???? Ma davvero siamo ancora qui a parlare di mafia, di Mangano, di Dell'Utri, di Berlusconi? Non lo capite che la gente l'ha votato, segno che non gli frega niente di tutte queste cazzate, degne solo di Di Pietro e Travaglio!".

Si. Ancora.
Ancora, perchè la legalità è la base. Senza legalità è inutile tutto il resto.
Il rispetto della legalità vuol dire che io mi fido di te, tu ti fidi di me, perchè entrambi rispettiamo un codice condiviso. Perchè ci sono delle regole, e le rispettiamo entrambi, anche se magari abbiamo interessi contrastanti.
Le regole a questo servono, no? A "regolare" gli interessi contrastanti. Altrimenti non servirebbero.
Se andassimo tutti nella stessa direzione non servirebbero i semafori.
Invece capita ogni giorno che il mio interesse sia diverso dal tuo. E per non risolvere la cosa alla vecchia maniera, con una bastonata in testa o un coltello di selce nel costato, ci siamo inventati le regole.
Le regole, la legge, sono alla base di tutta la nostra vita organizzata.
Ma se iniziamo a dire che il rispetto delle regole è un optional, cade tutto il castello di carte, non resta in piedi niente, niente.
E allora, si, parliamo ancora di regole e di chi le ha violate. Di chi le viola ogni giorno. Di chi, dopo averle violate, le cambia. Di chi si ritiene al di sopra delle regole. Di chi dice "vabbè, dai, per questa volta facciamo che abbiamo scherzato" e condona tutto il condonabile, dalle costruzioni abusive alle evasioni fiscali.
Parliamo di chi ha amicizie pericolose, molto, troppo vicine a chi le regole le viola ogni giorno, oserei dire "per statuto".
Parliamo, banalmente, di Berlusconi, che è stato mille volte accusato di aver violato le regole. E che le ha cambiate in corsa, vanificando il lavoro di chi lo stava giudicando.
Sento spesso dire, a sinistra, che occorre smetterla con questo "antiberlusconismo" d'assalto, che non paga più, che non dobbiamo lasciarci trascinare da Di Pietro nelle sue lotte contro i mulini a vento.
Ma cosa vuol dire che "non paga più"? Allora il rispetto delle regole ci interessa solo se "paga"?
No, mi dispiace, questa cosa è inaccettabile.
Se il rispetto delle regone non è un valore primario, allora non gioco più. Perchè in qualsiasi gioco, ci vogliono regole certe. Chi sarebbe così sprovveduto da sedersi ad un tavolo di poker con gente che viola le regole, o che le cambia durante la partita?
Parliamo allora di Berlusconi (ma ancora??? si, ancora!) il cui braccio destro, Dell'Utri, è stato condannato per mafia. In primo grado, certo. Ma intanto.
Parliamo allora di Berlusconi (si, ancora!) il cui stalliere Mangano eccetera eccetera. Roba vecchia, dici? Certo! Peccato che proprio ieri (pochi mesi fa) Berlusconi abbia avuto l'ardire di definire Mangano "un eroe". Perchè aveva resitito alle "pressioni" della procura e non aveva accettato di incastrarlo (lui Berlusconi). Dando per scontato, ovviamente, che le "pressioni" della procura fossero indebite, tendenti a farlo accusare ingiustamente.
Ma se proprio non vogliamo parlare di Berlusconi e soci, perchè "non paga più", allora diamo un'occhiata in casa nostra, per chi la ritiene tale:
Parliamo, ad esempio, di Mirello Crisafulli deputato PD, eletto nel 2006 nelle liste dell'Ulivo, dopo che nel 2002 fu messo sotto inchiesta in seguito ad un filmato che lo ritraeva in un hotel di Pergusa durante il congresso provinciale della CGIL scuola, in compagnia del boss mafioso di Enna Raffaele Bevilaqua, già condannato per mafia e reduce dagli arresti domiciliari.
Parliamo di quelli che, come Vincenzo De Luca, si dimenticano di costituirsi parte civile contro
chi ha piazzato mezzo chilo di tritolo tentando di far fuori un assessore
della loro giunta. Che dichiarano di "disprezzare profondamente i pentiti"
che svelano i mandanti del fallito attentato. Che vengono bersagliati da
avvisi di garanzia. E che continuano a nascondersi dietro la giunta per le
autorizzazioni a procedere
. De Luca, deputato DS, è indagato a Salerno per il piano regolatore e gli appalti della centrale termoelettrica. Il pm ne ha chiesto l'arresto per associazione per delinquere, truffa, minacce a pubblico ufficiale, ma il gip ha respinto la richiesta.
E gli esempi potrebbero continuare.
Ma, soprattutto, ricordo con orrore l'ovazione che tutto il parlamento, Rifondazione e IDV esclusi, ha riservato a Mastella quando, inferocito per le indagini su sua moglie, si lasciò andare ad una filippica contro la magistratura.
Abbiamo bisogno di LEGALITA', prima ancora che di POLITICA. Perchè senza il rispetto delle regole, non ci può essere fiducia reciproca.
E mi dispiace, molto, che gli unici a battere caparbiamente su questo tasto, siano un politico atipico (forse per questo?) come Di Pietro ed un giornalista (purtroppo) atipico come Travaglio.

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16 febbraio 2008

Come mai l'aborto, ADESSO?

Emma Bonino dice che si aspettava da tempo un ritorno della destra e dei clericali sul discorso dell'aborto e della 194. Non si aspettava questa virulenza, ma tutto sommato non è stupita.
Lei ha certo più elementi di me per avere questa convinzione.
Eppure io ho una sensazione. Me l'ha fatta venire in mente l'attivismo di Ferrara su questo argomento. Che Ferrara si muova indipendentemente dal suo padrone mi pare difficile. Non credo al fatto che Berlusconi gli abbia chiesto di desistere.
A me pare invece che Berlusconi abbia bisogno di radicalizzare il confronto politico. Soprattutto adesso che Veltroni, con il suo atteggiamento conciliante, tende a smorzare i toni. Io fra l'altro non credo neanche tanto ai sondaggi che danno il signor B vincente con largo margine. Sia chiaro, non voglio dire che siano falsi o addomesticati. Anche se B. piace usare il metodo delle previsioni che si autorealizzano. Dico solo che spesso i sondaggi non riescono a fotografare la realtà. A parer mio B. soffre prima di tutto l'affanno della rincorsa.
Il Partito Democratico ha per primo preso l'iniziativa di semplificare il quadro politico realizzando l'unione di due grandi partiti, i DS e la Margherita. B. si è trovato in difficoltà, e l'ha dimostrato con la ridicola iniziativa del predellino, quando ha lanciato il Popolo delle Libertà.
Il PD ha realizzato questo progetto (lo sta ancora realizzando) con un lungo lavoro che è partito dalla base, con continue riunioni, dibattiti pubblici, documenti in continua revisione. Mentre, dall'altra parte, B. ha deciso in quattro e quattrotto di mettere insieme un partito, decidendo lui chi doveva partecipare e chi no. Suscitando, fra l'altro, l'irritazione degli stessi leader dei partiti che secondo lui avrebbero dovuto inchinarsi ai suoi ordini.
Berlusconi è costretto a rincorrere il PD che per primo ha deciso di presentarsi da solo. E, guarda caso, anche lui ha poi deciso di presentarsi da solo.
Adesso l'atteggiamento rilassato e conciliante di Veltroni lo porta su un territorio che non gli è congeniale. B e' uomo di guerra, di combattimento. Ha bisogno di un nemico da combattere, ha bisogno di un clima teso.
Hai presente Zapatero? Ha fatto scalpore la sua frase a proposito della campagna elettorale moscia ("Bisognerebbe creare un po' di tensione..").
Secondo me B sta facendo lo stesso. Sta utilizzando (cinicamente?) l'aborto per creare quella polarizzazione di cui ha bisogno per riprendere il controllo della campagna elettorale, per "alzare il livello dello scontro". Sperando in tre diversi effetti:
  1. Provocare una frattura laici/cattolici in seno al PD
  2. Provocare qualche reazione scomposta a sinistra, in modo da poter dimostrare al suo elettorato che i comunisti non cambiano mai.
  3. Polarizzare lo scontro in modo da poter ricorrere al solito paradigma "o con noi o contro di noi".
Ma questo per noi è un buon segnale. Vuol dire che B è in difficoltà, e sta giocando il tutto per tutto per vincere una battaglia che, ad onta dei sondaggi, è ancora tutta da giocare.

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19 novembre 2007

Dialogare

Ieri (e forse anche sabato scorso) a Cascine c'era il banchetto di Forza Italia con le bandiere a raccogliere le firme contro il Governo Prodi.
Mi sono fermato a fare quattro chiacchiere con la gentile e cordiale signora (Ferrario?) che stava smantellando il banchetto, verso mezzogiorno.

Prima notazione: a quanto mi diceva la signora hanno raggiunto una cinquantina di firme. Perbacco! Decisamente Cascine sta rivelando un'anima profondamente di destra, se confrontiamo le 50 firme di Forza Italia con i 26 votanti per le primarie del Partito Democratico. Certo, non stiamo analizzando i risultati di una consultazione ufficiale. Sappiamo bene che il risultato delle ultime consultazioni politiche era decisamente più equilibrato. Ma si tratta pur sempre di una indicazione interessante di cui anche noi, dal lato del PD, dovremmo tenere conto.

Seconda notazione: prima di andare a visitare il banchetto di FI ho incontrato un caro e giovane amico (under30) che ha commentato amaramente il mio desiderio di dialogo con "l'altra parte". Mi ha detto: "non è così che funzionano le cose. Non è con il dialogo con questa gente che si ottengono risultati. Purtroppo il nostro mondo funziona per contrapposizioni frontali". Non sono d'accordo. Il mondo è come ce lo facciamo noi, giorno per giorno. Se seminiamo bene, raccogliamo buoni frutti. Se seminiamo vento, raccogliamo tempesta. Non voglio rinunciare a poter sorridere anche a chi, di Forza Italia, si presenta in piazza come altre volte facciamo noi. Mi è sembrato simpatico andare a portare il mio saluto, così come mi sarebbe piaciuto che qualcuno della destra di Cascine fosse venuto a salutarci quando abbiamo fatto le primarie per il PD. Invece abbiamo trovato una chiave rotta nella serratura, che ci ha impedito l'utilizzo del centro Polifunzionale. E qualcuno si è lamentato per il fatto che, come ripiego, abbiamo dovuto usare lo studio d'arte contiguo. Chissà, forse la prossima volta ci sarà maggior simpatia.

Terza notazione, la signora di Forza Italia non era di Cascine. Ancora una volta la nostra frazione si distingue per una forte diffidenza nei confronti della politica organizzata. Ci sentiamo separati dal resto del tessuto politico cittadino, diffidenti, insoddisfatti. Partecipiamo alla vita politica solo perchè pensiamo che qualcuno debba pur farlo. Ma lo facciamo mantenendo le distanze, chiamandoci fuori. Non so se è un bene.
Sarebbe un bene se a questa diffidenza facesse seguito una vera forma di organizzazione politica locale. Se ci fossero riunioni, se la gente si ritrovasse a discutere i problemi locali, le proposte, le soluzioni. Invece ci si conta, senza confronto, solo in occasione delle consultazioni ufficiali o di partito, in occasione delle raccolte di firme. Per il resto tutto passa nella più torpida indifferenza.

Ultima notazione, il partito (Forza Italia) che era in piazza a raccogliere le firme, non esiste più. Il suo fondatore ne ha deciso la chiusura, in favore di una nuova formazione, il PDP (Parito Del Popolo delle Libertà). La sigla richiama molto quella del PD (Partito Democratico).
Voglia di confusione?
Berlusconi dice che si tratta di un partito che "nascerà dalla gente" e "farà a meno dei professionisti della politica". Domanda: come fa a nascere dal basso un partito che nasce dalla volontà del suo fondatore? E come può fare a meno dei professionisti della politica se nel suo DNA, nella sua ossatura, saranno certamente presenti tutti quei personaggi che hanno navigato tutti i mari della politica negli ultimi decenni? A partire dallo stesso Berlusconi, che è in politica da 13 anni. Per continuare con i Bondi, i Chicchitto, i La Loggia, i Vito e tutti gli altri. Parole, parole, parole....

In ogni caso, dal punto di vista puramente spettacolare, è bello vedere questo attempato uomo di spettacolo che non demorde, e non perde occasione per stupirci. Bisogna ammettere che fra lui e Bossi non ci si annoia mai.

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